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Fahrenheit 451 - 9780694526260

Un libro in lingua di Ray Bradbury edito da Harperaudio, 2001

  • € 20.20
  • Il prezzo è variabile in funzione del cambio della valuta d’origine

Guy Montag was a fireman whose job it was to start fires...

The system was simple. Everyone understood it. Books were for burning...along with the houses in which they were hidden.

Guy Montag enjoyed his job. He had been a fireman for ten years, and he had never questioned the pleasure of the midnight runs nor the joy of watching pages consumed by flames...never questioned anything until he met a seventeen-year-old girl who told him of a past when people were not afraid.

Then he met a professor who told him of a future in which people could think...and Guy Montag suddenly realized what he had to do!

Informazioni bibliografiche

 
Le Recensioni degli Utenti Unilibro
"Fahrenheit 451"
Passività televisiva
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3

La strada è una patina d’argento liscissimo, sulla quale procedere celeri come biglie sospinte dall’indice. La velocità, l’immediatezza, la rapida esecuzione del moto. Sulla patina d’argento liscissimo non si staziona, non si passeggia, non si cammina: si corre. Si corre e – correndo – s’avvista talora qualche macchia difforme: una macchia rosata è un cespuglio di rose, una macchia biancastra è una parete di casa, una macchia marrone è un cavallo che pascola, una macchia verde è un accatasto di foglie mentre una macchia che torce e ritorce quattro o cinque colori deve essere un uomo, una donna, la figura o la sagoma di un uomo o una donna. Si corre, sulla patina d’argento liscissimo. Si corre perché corre il tempo e, nel tempo, le immagini corrono. Terminato l’impiego al lavoro padri, madri e figli, nonni e nipoti, cugini, fratelli, sorelle di cugini, fratelli e sorelle corrono perché le immagini corrono nel tempo che corre: necessario è raggiungerle. Così si accelera, aggiungendo fretta alla fretta, per traversare questo cunicolo-mondo le cui pareti-paesaggio sono vetrine con dentro scaffali (con sopra i prodotti), che s’alternano a grandi cartelli in metallo (con dentro rimandi agli stessi prodotti), che s’alternano a grandi schermi vivissimi (con dentro barbagli che alludono sempre agli stessi prodotti). Si trapassa questo cunicolo-mondo, che è un centro in commercio, per giungere a casa e, a casa, posare la borsa, posare il pastrano, posare le chiavi, tirare un sospiro brevissimo e sedersi sul divano dinnanzi: dinnanzi al divano una televisione che luccica le immagini preordinate e raggiunte. Questa sera, come ogni sera, va in onda “Tra le pareti del salotto”: non è possibile perderlo. ’Fahrenheit 451’ - oltre la distopia, oltre l’invenzione - è questa corsa indotta alle immagini, ai media, lla comoda poltrona stantia su cui ci si nutre di passività.

"Fahrenheit 451"
Buonasera
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4

A pagina cinque, Montag (il protagonista del libro) inciampa in Clarisse (la coprotagonista del libro) ed è costretto a «rallentare fin quasi a fermarsi». L’incontro – in Fahrenheit 451 – è una lenta sosta dal tempo, dalle immagini intorno, dalla fretta che corre. L’incontro – in Fahrenheit 451 – è «l’atmosfera compressa dalla presenza di qualcuno in silenzio», da cui si comincia a dipendere. L’incontro – in Fahrenheit 451 – è «una faccia che tremola» in una visione vicina: è una faccia che tremola ed è il suo fiato che tremola, la sua voce che tremola, il suo racconto che tremola. «Buonasera». La prima parola. Verrà, nell’opera, ciò che ha da venire e che tutti conoscono: non stiamo a farne ricordo. Verrà. Ciò che interessa a chi scrive è quest’incontro tra un uomo e una donna che si costringono a «rallentare fin quasi a fermarsi» dicendosi «buonasera». Finiranno, Montag e Clarisse, per parlare di libri in un mondo che, i libri, li proibisce e divora dandogli vampa perché siano ridotti di cenere. «Buonasera». La prima parola. ’Fahrenheit 451’ è un ottimo libro che - certo - affascina alla prima lettura per la trama distopica che fa allusione al presente (suggestivo più che veritiero) e tuttavia colpisce soprattutto perché è l’elogio dell’incontro tra gli uomini, del potere immenso che scaturisce quando uno sguardo incontra uno sguarso, un volto incontra un volto, una mano incontra una mano. «Buonasera».

"Fahrenheit 451"
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4

Sin dalla prima pagina, mi sono completamente immerso in quell’atmosfera asfissiante e spersonalizzante in cui il povero Winston è costretto a prolungare la sua esistenza. Quella di Winston non si può definire vita perchè egli, oltre ad essere costretto a subire un carico di lavoro disumano, o meglio un’ esperienza lavorativa totalizzante, subisce, come tutti gli altri membri del partito, un altro tipo di violenza: una violenza sulla sua identità. Ogni cosa che possa avere, anche il più labile, legame con il passato deve essere annientato. Ogni documento che possa testimoniare che l’Oceania sia esistita anche in altre epoche non può esistere, deve essere distrutto. In questo consiste il lavoro del "Ministero della Verità": impedire all’uomo di arrestare il flusso continuo del tempo. I libri devono essere continuamente sottoposti ad una capillare censura in modo da controllare che quelli diffondano sempre e soltanto idee a favore del Socing. In caso contrario i testi verranno bruciati o addirittura corretti. Quale destino più umiliante e degradante per un opera d’arte di questo? La maledizione di Winston è che egli, a differenza dei suoi compagni di partito i quali ormai sono completamente assuefatti alla volontà del Grande Fratello, si rende conto che un’alternativa al Partito c’è ma che è pura utopia. Una delle poche cose rimaste intatte e non contaminate dall’ideologia dominante è il fermacarte di cristallo che Winston acquista dalla bottega del signor Charrington. Un oggetto apparentemente insignificante che acquista per il protagonista un forte valore simbolico. Diventa quasi un talismano, un oggetto con poteri soprannaturali che gli farà recuperare episodi e immagini della sua vita passata che avevano subito lo stesso orrendo destino di tutti i documenti: naufragati nel vortice del "tubo ad aria".