Il rischio del piacere. Le sostanze psicotrope dall'uso alla patologia - 9788843094776

Il rischio del piacere. Le sostanze psicotrope dall'uso alla patologia: Come si può parlare di sostanze psicotrope eludendo la questione del piacere e del dolore a esse correlata? L'affacciarsi di nuove droghe, il ritorno di stupefacenti già noti ma potenziati, insieme a una sempre maggiore espansione del mercato impongono il superamento dell'autoreferenzialità da parte delle scienze naturali e di quelle umane e sociali. Il volume, nell'intento di coniugare visione organicista e umanistica, riporta le voci di alcuni consumatori accanto ad approfondimenti sulle sostanze più note e diffuse. Il bisogno di consapevolezza di una realtà così complessa richiede infatti una lettura sistemica, comprensiva del come e del perché le sostanze siano, allo stesso tempo, risposta appagante e rischiosa della ricerca del piacere. Fuori da moralismi e accenti iperallarmistici, l'obiettivo non è la semplificazione che banalizza ma neppure la stigmatizzazione che colpevolizza. Più semplicemente il tentativo di conoscere scendendo in profondità: perché la comprensione non transita mai dalle parti del giudizio.
How can we speak of psychotropic substances by evading the question of pleasure and pain related to them? The appearance of new drugs, the return of drugs that are already known but augments, along with an ever greater expansion of the market imposes the overcoming of self by the natural sciences and human and social ones. The volume in order to combine a notable building and humanistic vision, brings back the voices of some consumers alongside insights on substances known and widespread. The need for awareness of a complex reality requires a systemic reading, understanding of how and why substances are at the same time satisfying answer and risky in the pursuit of pleasure. Off by moralizing and accents iperallarmistici, the goal is not the simplification that trivialises nor the stigma that causes guilt. Simply attempting to know down deep: because the understanding does not pass ever by parts of the judgment.