Nato nella paura. Letteratura, orrore, esistenza - 9788842826309

Nato nella paura. Letteratura, orrore, esistenza: «Quasi sempre, chi scrive o legge racconti dell'orrore è nato nella paura. Quando ho scoperto le opere di Lovecraft e Poe ho identificato immediatamente la paura da cui sorgevano e l'ho accolta. Anziché cercare la pace nella vita, ho aggravato la paura. E l'ho aggravata ulteriormente lasciandomi sedurre dagli aspetti più morbosi e spaventosi dell'esistenza. Mi spiace non aver cercato la pace anziché la paura, ma non sono stato abbastanza saggio o lungimirante.» Bastano queste fulminanti parole per comprendere che Ligotti, quando - di fronte alle domande di giornalisti, critici, appassionati - indossa i panni del buon conversatore, parlando di sé e della propria opera, non è affatto da meno rispetto al Ligotti scrittore dell'orrore sovrannaturale; il Ligotti le cui visioni di terrori metafisici, squarciati nel tessuto anodino di una provincia americana trasfigurata dalla coazione a ripetere, hanno ridisegnato i confini della letteratura, weird e non solo. Ispirazione inquieta di un'intera generazione di scrittori - Jeff VanderMeer in primis -, il notoriamente schivo Thomas Ligotti svela in queste pagine, che raccolgono tutte le interviste da lui rilasciate, i meccanismi della sua immaginazione e il funzionamento della creazione artistica; racconta il ruolo che i grandi del passato hanno avuto nella sua formazione; svela incubi, paure, deliri; e consegna al lettore un ritratto "in absentia" che è definito tanto da quello che Ligotti dice e spiega, quanto - e forse soprattutto - da quello che, misterioso, tace. "Nato nella paura" è allora il viatico d'elezione per entrare nel
"Almost always, those who write or read horror stories were born in fear. When I discovered the works of Lovecraft and Poe, I immediately identified the fear from which they arose and accepted it. Instead of seeking peace in life, I aggravated fear. And I made it even worse by letting myself be seduced by the most morbid and frightening aspects of existence. I am sorry that I did not seek peace instead of fear, but I have not been wise or far-sighted enough." These fulminating words are enough to understand that Ligotti, when - in front of questions from journalists, critics, enthusiasts - wears the shoes of the good conversationalist, talking about himself and his work, is by no means less than the Ligotti writer supernatural horror; Ligotti whose visions of metaphysical terrors, torn into the anodian fabric of an American province transfigured by the comed to repeat, have redrawn the boundaries of literature, strange and not only. A restless inspiration of an entire generation of writers - Jeff VanderMeer in the first place - the notoriously shy Thomas Ligotti reveals in these pages, which collect all the interviews he has given, the mechanisms of his imagination and the functioning of the artistic creation; recounts the role that the greats of the past have played in its formation; reveals nightmares, fears, deliriousness; and gives the reader a portrait "in absentia" that is defined as much by what Ligotti says and explains, as much as - and perhaps above all - by what, mysteriously, is silent. "Born in fear" is then the pathway of choice to enter the